Informazioni e percorsi a cura dell'Osservatorio Turismo Asslib, Via Luzzo 7, 32032 Feltre (BL)

20091222

Escursione in Erera-Brendol - Piani Eterni, Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi


Lele Taborgna racconta il 13 agosto 2003 ultimo giorno di un'estate di grande siccità – ERERA E PIANI ETERNI - PARCO NAZIONALE DOLOMITI BELLUNESI  - Dalla Val Canzoi (Cesiomaggiore, BL)



IL PARADISO È UNO SPAZIO APERTO SUL CIELO

Non è facile, con giornate a 38-39 gradi come quelle della prima metà di agosto, decidere di farsi una scarpinata in montagna. Perché, sarà anche questo record dell’anno, di giorno non ci sono variazioni significative tra i 300 e i 2000 metri. La premessa è utile per spiegarci la poca affluenza di escursionisti, mercoledì 13 agosto, sul sentiero 802 che collega la Val Canzoi alla Malga Erera e ai Piani Eterni. Partiti col fresco, con la notte che lascia il posto all’alba, costeggiamo il Lago della Stua seguendo per un tratto il corso del torrente Caorame. Preso l’802, con molta calma, iniziamo la salita. Che non finirà per un pezzo, erta e costante fino alla località Pinea, con un dislivello iniziale di quasi mille metri.


Verso le sette incontriamo un escursionista che prende la deviazione 802 del Porzil mentre noi proseguiamo sul sentiero principale, superati da un operatore che sale in Malga con una moto trial. È questa la strada di chi lavora in Erera, usata per portare le vacche ai pascoli alti; osserviamo, nonostante l’incredibile pendenza, che è ben tenuta, con lavori di sistemazione che ai nostri occhi risultano recenti. Saranno le otto che, a salita quasi conclusa, incrociamo un piccolo fuoristrada che scende caracollando e non senza qualche rischio verso valle, condotto da un ragazzone che incontreremo più tardi in Erera. Ecco Pinea, finalmente. Il tratto si fa più lieve e ci si può sentire come a passeggio. Uccellini minuscoli saltellano sui rami di piccole conifere e ora, che abbiamo il tempo di respirare, possiamo notarli; sapremo, dalle tabelle informative del Parco, che si tratta del Regolo, lungo 9 centimetri, e della Cincia Mora, di 11 centimetri.


All’altezza di 1780 metri, sono le otto e mezza passate e da più di tre ore siamo in cammino, si resta a bocca aperta. Di colpo, superato l’ultimo dislivello, appare la valle dell’Eden. Nessuna immagine, nessuna fotografia riesce a fornire emozioni e impressioni così. Noi, in proporzione umana e reale, e la montagna. I din don dei campanacci delle vacche al pascolo si rincorrono nell’anfiteatro naturale ed immenso. Da un lato, sotto Col del Demonio e Pale Rosse, con più in là Monte Mondo, le costruzioni di Malga Erera e Malga Brendol. Intorno a loro il verde di pascoli e, di fronte, i Piani Eterni avvallamento lavorato dalle erosioni, con rocce e una qualche vegetazione di conifere, che sale verso il Pizzocco e, prima, il Colsent e il Cimia. Verde, rosso, grigio, marrone, azzurro e bianco. Ecco, i colori del paradiso.



IN MALGA
Siamo quasi in Erera quando torna il piccolo fuoristrada, carico di passeggeri, che ci precede nella costruzione. Dove, sui tavoli all’esterno, escursionisti si riposano, se la godono e mangiano qualcosa. Li imiteremo presto, ma prima diamo un’occhiata intorno. Tutto è stato restaurato ed è in funzione. I passeggeri appena giunti portano i bagagli al piano superiore della costruzione principale. Di fianco si allunga la stalla. Dove si vive, e si lavora, un portico affaccia due sale al piano terra. Una è la cucina, con alcuni malgari che stanno facendo colazione. L’altra è la sala casearia per la produzione di formaggio, ricotta, burro. Ci sta lavorando proprio lui, il giovanotto dal viso giovane giovane, ma ben alto e robusto, che guidava il fuoristrada. È Roberto Giacometti e con il padre gestisce Malga Erera. Conferma che la cerimonia per l’ultimazione dei lavori, a cura del Parco, si è svolta domenica 13 luglio. E poi ci dice che “C’è poca gente, ce n’era molta di più gli anni scorsi”. I Giacometti sono di Feltre e hanno la stalla in Valle di Lamen. Vacche fortunate, le loro. Da otto anni passano da un piccolo paradiso ad un altro. Qui in Erera ne hanno portate centodieci. Belle, grandi, fiere. Se ne vanno a spasso con i vitellini e guai a chi le disturba. Le padrone sono loro. I malgari, con le vacche, stanno qui dal primo sabato di giugno fino al venti settembre. Hanno quindici posti a disposizione per l’ospitalità e, ripete Giacometti, c’è stato un calo nelle presenze. Per l’affitto della malga pagano 1.600 euro. Ma il problema vero, in questi giorni, è che manca l’acqua. “Bisogna che Messner ci faccia l’acquedotto” dice uno dei malgari, barbuto, che a noi sembra il padre di Roberto ma lui nega. Ecco il punto. Lunedì 11 agosto l’acqua è arrivata con l’elicottero; il carico dovrebbe tornare giovedì 14. Roberto Giacometti suggerisce che si potrebbero recuperare due vasche, esistenti, per la casera e le vacche; a queste però bisognerebbe aggiungerne altre due. Sono indicazioni rivolte al Parco. Alla fine andiamo a vedere. Il laghetto, sopra la casera, è quasi asciutto, ridotto a fanghiglia. I girini, eccezionalmente presenti qui a 1700 metri, hanno poco da girare in quelle pozze. Poco più in là dovrebbe esserci acqua da un canalone; è ormai un rivolo inesistente ma gli uomini controllano, liberano dalle pietre la piccola vasca alla base per ampliarne la capacità.


Torniamo, anche noi senz’acqua, in Val Canzoi. L’aria è calda e asciutta. Scendendo per il Porzil incrociamo qualche escursionista, ragazze e ragazzi. Dopo tre ore scopriamo che Caorame e Lago della Stua sono un angolo di mare: picnic, abbronzatura e piedi a mollo, ogni tanto, nell’acqua gelida che arriva dalle cavità della montagna. Su in Erera l’aspettano con l’elicottero. Quando arriverà, il giorno dopo, cominciano i temporali. L’emergenza è finita.










1 commento: